incertezza come nebbia - Parrocchia dello SPIRITO SANTO MODENA

Parrocchia dello SPIRITO SANTO Modena
INSTAURARE OMNIA IN CHRISTO (Ef.1,10)
Ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose. Era il motto di S.PIO X che questo sito fa proprio.  
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L’INCERTEZZA DEL PENSIERO
è COME UNA NEBBIA FITTA.
TOCCA ALLA CHIESA DIRADARLA.

I delitti o la copertura della pedofilia da parte del clero
richiedono chiarezza di giudizio. Così pure gli assassini da
parte dell’esercito del califfato islamico. Francesco non si è
sottratto a questo compito, anche se parla di misericordia.
Si dice spesso che non si deve giudicare. Eppure ciò
non è vero in assoluto. Nel caso dei delitti di sfruttamento
sessuale di minori il giudizio è sicuro ed anche il papa
Francesco la ha dato senza remissione.
Non si può vivere senza distinguere il bene dal male e senza
condannare quest’ultimo. Non solo ma occorre mettere chi
commette il male, in condizione di non nuocere agli altri e
a se stesso. Per i cristiani che sanno che c’è la vita eterna il
non nuocere e a se stessi vuole anche dire evitare l’inferno.
Allontanare dal male allora non è solo un impegno umano ma
soprattutto spirituale di combattimento del peccato mortale.
Tutti, ma specialmente chi esercita una qualche autorità deve
giudicare i fatti, le azioni perché non sono tutte uguali e
un tradimento è diverso dalla fedeltà. E’ il male in se che va
giudicato. L’animo del singolo uomo che lo commette o le
sue motivazioni, restano in parte sconosciute, ma ciò non
toglie che il male sia quello che è, anche se uno lo commette
per pura debolezza.
Evidentemente per fare questa distinzione, occorrono dei
criteri oggettivi. Delle norme e delle leggi accettate dalla
ragione. Bisogna far ricorso ad una legge naturale, che
accomuna tutti gli uomini nonostante le loro diversità
culturali ed etniche. Alcuni pensatori oggi sostengono che
i comportamenti dell’uomo non sono dettati dalla legge
naturale, ma dalla cultura in cui l’uomo è cresciuto. Dal
modo in cui è stato educato. Ma ciò non è realistico perché
la vita e la morte esistono in se stesse e non perché io le
percepisco tali. La stessa cosa va detta a proposito dell’essere
nati maschi o femmine.
Temo che molti si facciano scudo dell’irrealistico precetto
di non giudicare, per non essere giudicati a loro volta e per
sentirsi liberi di vivere tutte le situazioni così come loro le
“sentono o percepiscono”. In poche parole per trovare nella
loro vita l’occasione di giustificare i propri capricci.
Sono certo che l’infelice frase di Papa Francesco “chi sono
io per giudicare” sia stata pronunciata “a braccio” come
quando si misura a braccia o a palmi, senza la precisione del
metro. Il Papa sa bene che lui come supremo pastore deve
giudicare, cioè distinguere il bene dal male per rispetto della
verità e per il bene del gregge. Non solo lo fa, ma nel caso
dei delitti a sfondo pedofilo dei sacerdoti lo esercita, senza
remissione.
La Misericordia non esclude la giustizia e non può essere
donata senza pentimento e riparazione del male. Essa infatti è
l’altra faccia delle giustizia e non l’affermazione che alla fine
va bene tutto, basta seguire la coscienza. La coscienza può
anche sbagliare. Quando Scalfari di Repubblica duetta con
Francesco, dimentica di dire che la coscienza deve essere
formata secondo la Legge Naturale e la Rivelazione di Dio.
Non è una dimenticanza da poco.
Ancora il Papa: Egli quando parla di periferie, vi aggiunge
l’aggettivo “esistenziali”. Le periferie allora non riguardano
solo, né prima di tutto, la miseria materiale, ma la mancanza
di senso della vita e di gioia. Solo così il discorso diventa
vero e completo. La Chiesa deve parlare di Dio e della vita
eterna in Paradiso. E poi fare anche l’altro. Ma prima Dio
perchè solo Lui è il fine per cui l’uomo è stato creato.
Don Giorgio Bellei
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